La solitudine

Fare arte significa percorrere in solitudine una strada densa di colori e personaggi, abitata da memorie, invenzioni, sogni.
Cerchiamo la solitudine così da poter procedere nel nostro inventare e nella cura che ci prendiamo di noi, allo stesso tempo l’assenza di persone può diventare faticosa e a tratti spaventosa.
Desideriamo un luogo dentro e fuori di noi che ci permetta di fare arte senza essere interrotti, per poi accorgerci che proprio la discontinuità rende più lieve l’emergere del nostro mondo interiore sul foglio, sulla tela, nelle forme con cui la nostra esistenza si misura continuamente.
Cerchiamo ispirazione in solitudine per poi trovarla nel vivere densamente i rapporti con i luoghi, le persone, la natura.
Potremmo essere immersi in una folla ma quando arriva l’idea restiamo attoniti e abbiamo l’unico desiderio di trovare un luogo isolato in cui esprimerci. E disegniamo in luoghi affollati dove diventiamo soli, noi e la nostra arte che raramente ubbidisce e molto spesso scombussola le nostre certezze.
Attraverso l’uso dei materiali artistici e lo scambio nel gruppo con taglio arteterapeutico, il tema sarà svolto in modo totalmente esperenziale in diretta.

In copertina: Illustrazione di Arianna Papini, “Questi che mangiano quelli”, Kite Edizioni, 2025